Per Dio se siamo belli
In un mondo dove si sta passando dal curarsi troppo esteticamente al nascondersi per paura di non essere all’altezza della vita (vedi l’aumento di suicidi nel mondo) o al farsi sostituire da un robot per non avere problemi di relazioni impegnative ci sentiamo ancora Belli? Consideriamo la bellezza fisica un cammino di santità o almeno di riflessione su noi stessi e ciò che ci circonda? Siamo fatti di carne e non solo di Spirito. Dio ci ha donato un corpo che si esprime nei suoi atteggiamenti anche non verbali. Ci ha donato dei talenti con cui poter esprimere in certe Arti (es. la pittura) la bellezza del Creatore. Tutte le persone in ogni età e condizione, hanno una propria bellezza che ci mostra un lato del volto di Dio. Siamo invitati ad accettare come la migliore che esista, la nostra realtà, ciò che siamo. Per San Giovanni Paolo II l’identità vuole dire: so chi sono e mi assumo la responsabilità di ciò che sono.
Prendere coscienza di ciò ci permette di mostrare Dio e la sua bellezza attraverso i nostri talenti che sono suoi doni per vivere la nostra vita. San Pietro nella sua seconda lettera scriveva “ci è stato fatto il dono di preziose e grandissime promesse, in modo che diventassimo per mezzo di esse partecipi della natura divina” (2 Pt. 1,4). Dobbiamo ridestare in noi la capacità di stupirci della bellezza della Chiesa, della bellezza di essere cristiani. Credere sempre più profondamente che essere cristiani è bello. Don Orione stimolava i suoi sacerdoti in questo senso ”Nel bene, se non si è un po’ originale, si sta sempre lì… si ristagna, si ammuffisce. La novità è mezzo di fare il bene, perché richiama l’attenzione e si interessano gli altri alle iniziative di bene. I ministri del male non hanno vergogna, no, a fare gli originali, gli audaci, i creatori di novità, e perfino, gli strani e i bizzarri!… dovremo averla noi?… Ci vuole un illuminato spirito di intrapresa, se no certe opere non si fanno; la vostra diventa una stasi, non è più vita di apostolato, ma è lenta morte o fossilizzazione. Avanti, dunque! Non si potrà fare tutto in un giorno, ma non bisogna morire né in casa, né in sacrestia: fuori di sacrestia! Non perdere d’occhio mai né la chiesa, né la sacrestia, anzi il cuore dev’essere là, la vita là, là dove è l’Ostia; ma, con le debite cautele, bisogna che vi buttiate ad un lavoro che non sia più solo il lavoro che fate in chiesa”.
Il cristianesimo si comunica con la forza di attrazione dei testimoni della presenza di Cristo. La cui vita sperimenta un nuovo gusto, una gratitudine, una gioia incontenibile, una capacità di amare, una speranza mai delusa, che nulla e nessuno può spegnere. È la propria testimonianza di vita a diventare un esempio luminoso. «Pensare come Cristo, sentire come Cristo, vivere come Cristo» ci fa scoprire la grandezza del nostro essere Cristiani e la Bellezza che siamo per il Crea-to. Padre Luiz Carlos de Oliveira affermò che La nostra missione è recuperare la bellezza che Dio ha messo in ogni persona come espressione del suo amore e della partecipazione alla sua vita.
Guzmán Carriquiry Lecour vicepresidente della Pontificia Commissione dell’America Latina afferma che in Cristo si incontra la bellezza della Verità e la bellezza dell’Amore e che in lui tale bellezza implica la nostra disponibilità a soffrire fino al dono della vita per coloro che Lui ha amato e che ci ha dato da custodire, famigliari o sconosciuti che entrano nella nostra esistenza da Cristiani.
don Ivan Concolato