Piccole Suore, Grandi Missionarie
In questo scorcio di fine d’anno ci pare opportuno dedicare due paginette del nostro “AMICI DI DON ORIONE” alle Suore che hanno avuto un ruolo importante, luminoso nelle nostre case di carità di Genova.
Sappiamo che fu l’acquisto del Paverano l’oggetto della veglia notturna passata all’addiaccio da don Orione, 61 anni e malato, in quel lontano 1933. Veglia immortalata nel bronzo di Zegna e posta sul cancelletto dell’apparizione sul Figogna.
Nel fondare il ramo femminile della sua famiglia, don Orione fissò bene i picchetti e gli ambiti del carisma che inculcava alle sue serve dei poveri nel lontano 1915, data dell’inizio.
Spigolando nelle prime pagine rivediamo alcuni tratti caratteristici scritti a mano e con tantissime sottolineature. Eccone uno:
“Quanto poi alle vostre malate e ricoverate siate più madri.
Non ho messo in codesta Casa nessuna Superiora e neppure ho mai detto o voluto che la vostra Sorella Maggiore, che costà è fra voi, avesse ufficio, tono o titolo di Superiora, e neanche nome di Madre, come invece è al Cottolengo di Torino.
E ciò feci con intenzione: perché la Superiora o meglio la Madre del Piccolo Cottolengo di Genova, desidero e prego che sia la Madonna Santissima. Ma quando dico o scrivo che siate più madri, intendo che siate più materne coi poveri: non abbiate mai timore di essere troppo materne”.
Da Genova, soprattutto nell’istituto Paverano e in Via Bosco, la quarantina di giovani aspiranti formate al servizio infermieristico dal Professor Isola, partì l’immagine e la testimonianza luminosa di tante suore che vi spesero la vita fino a consumarsi. (Basti accennare a suor Plautilla).
All’epoca non c’era personale laico dipendente stipendiato e, tutto ciò che è gestione: assistenza, cure mediche, preparazione del vitto, turni di veglia nelle corsie, lavanderia… tutto era targato “Piccole Suore Missionarie della Carità”.
Ci risulta che allora non si disdegnava il compito di limosinare anche ai cancelli del cimitero di Staglieno, negli spazi e nei tempi fissati dall’autorità.
Anche la piccola Concettina, da poco andata in paradiso, entrata nel 1955, accanto a Libera (entrata nel 1934) e a Maria Giuseppa, entrata nel 1936, toccò questo servizio.
Al loro fianco suor Alessandrina che dal tempo del suo noviziato – lo ricordava spesso – fu incaricata di andare a bussare di porta in porta a chiedere il pane secco per le orfanelle e di andare a chiedere la carità davanti al cimitero di Staglieno, esposte alle intemperie,al sole, alla pioggia.
Un fatto che addolorò tutti e non solo gli ospiti del Paverano, fu il ritiro delle Suore dall’Istituto nell’estate del 2010.
Certo l’operazione fu soppesata dalla direzione generale delle Suore, anche tenendo conto dell’età e della salute delle vecchie suore che ormai arrancavano… Si tenne conto pure dell’adeguamento del servizio richiesto dalle autorità civili.
Le Piccole Suore obbedirono religiosamente, ma non nascosero le lagrime nel vedersi iscrivere nell’album di “fine corsa”.
Qui ci piacerebbe ricordarne qualcuna… fra le decedute.
Come Suor Natalia che servì le ospiti disabili nei rispettivi reparti, specialmente le loro “Bambine”, seguite passo passo dal loro ingresso e nei vari passaggi della vita.
Suor Primina, che seguì nel reparto san Roberto le consorelle religiose anziane e bisognose di cure. Suor Sarina che seguì per anni le ospiti con disabilità psichiche, riuscendo a dare loro la capacità e la dignità di essere autonome nell’esercizio delle piccole attività della vita quotidiana.
Pur dovendo chiudere queste note non possiamo sottacere l’attività di Suor Sira tra le Buone Figlie, ove sembrava una chiocciola, assediata… sempre serena in quel reparto, oggi dedicato a don Sciaccaluga.
Tutte sono state il cuore operoso e le mani della carità del Piccolo Cottolengo
Anche le suore, come del resto il ramo maschile della Famiglia orionina (e un po’ tutto il settore vocazionale in Italia), non si sono scoraggiate ed hanno aperto comunità in 15 nazioni fuori dell’Italia: in Polonia, Ucraina, Argentina, Uruguay, Paraguay, Brasile, Cile, Perù, Kenia, Madagascar, Costa d’Avorio, Togo, Capo Verde e Filippine per un totale di oltre seicento religiose.
Tutte professano i tre voti di povertà, castità, obbedienza. Con un quarto voto, il voto di carità.
A queste comunità di vita attiva si devono aggiungere le comunità delle Suore Sacramentine NON VEDENTI: vestite di tuniche bianche: pur con le occhiaie vuote, sostengono con la loro adorazione e con l’accettazione e l’offerta della loro cecità, le Sorelle di vita attiva e le tante richieste della chiesa universale.
Tutte al servizio dei più poveri, degli ultimi: orfani,ragazze madri,ospedali, carceri.
Oltre naturalmente alla catechesi.
Grandi missionarie, come disse una volta don Orione ad una sua suora che si firmò “Piccola missionaria della carità”. Don Orione la corresse alzando un po’ la voce:
“Macché, macché piccole missionarie… Piccole suore, ma GRANDI missionarie della carità”
don Aldo Viti