Ricordo di Don Luigi Valerio
ll 20 agosto scorso nella chiesa dell’Opera San Orione alla Castagna di Quarto sono stati celebrati i funerali di Don Luigi Valerio, sacerdote della congregazione orionina, deceduto all’ospedale San Martino dove era stato ricoverato in condizioni critiche a causa di un’improvvisa emorragia interna. Nato a Santo Strefano Magra (Sp), aveva 89 anni, dei quali 72 di professione religiosa e 63 di sacerdozio.
Alle esequie, oltre ai superiori, ai confratelli e ad alcuni responsabili laici della Piccola Opera della Divina Provvidenza, erano presenti numerosi conoscenti e amici che per lungo tempo avevano avuto modo di frequentare Don Luigi serbandone stima e riconoscenza tanto da non fargli mancare l’ultima, affettuosa testimonianza. E’ proprio a Genova e in Liguria, infatti, che egli sperimentò e poi consolidò le sue capacità nel guidare strutture e comunità di persone. Fu così – come ha ricordato il sacerdote celebrante Don Fulvio Ferrari, Economo Generale dell’Opera don Orione – che dall’esperienza iniziale a Bogliasco dove, tra l’altro, effettuò uno dei primi esperimenti di casa-famiglia, venne poi chiamato, sempre a Genova, a gestire altri istituti, fino all’importante incarico di Direttore della Provincia religiosa orionina la quale a quei tempi, oltre a una consistente quantità di strutture sul territorio italiano, comprendeva persino la Costa d’Avorio, in Africa. Si aggiungono, a questo, altri incarichi che lo hanno portato in varie città italiane, dall’Emilia alla Lombardia, alla Sardegna (Finale Emilia, Fano, Carbonia, Selargius, Copparo, Milano), sempre con la responsabilità di gestire uomini e istituti, in riconoscimento delle sue capacità di saper “fare squadra” con saggia simbiosi tra umanità ed efficienza.
Una vita lunga e intensa, insomma, sottolineata anche, il 29 agosto di tre anni fa, dall’allora Superiore Generale dell’Opera Don Orione, Don Flavio Peloso, il quale, al culmine delle celebrazioni in onore della Madonna della Guardia a Tortona, nell’affollatissima basilica-santuario a Lei dedicata, lo salutò e lo ringraziò come benemerito decano dei sacerdoti orionini. E anche in quell’occasione l’attestazione più spontanea e affettuosa si verificò quando, finite le celebrazioni religiose, durante la sosta nei cortili della basilica in attesa del pranzo comunitario, e poi ancora ai tavoli della mensa, ci fu un quasi continuo avvicinarsi a Don Luigi di uomini, donne, giovani, anziani, religiosi, laici, che avevano avuto modo di conoscerlo durante qualcuno dei suoi “soggiorni” pastorali e volevano manifestargli il grato ricordo che serbavano di lui.
Una sottolineatura particolare, nell’ambito della cerimonia funebre, è stata quella riferita alla sua attività per l’istituto “Famiglia Moresco”, sempre gestito dall’Opera Don Orione, a Bogliasco. Erano gli anni Settanta del secolo scorso e la struttura situata a fianco della via Aurelia sul lato collinare era specificamente vocata a fini sociali, soprattutto per assicurare un ambiente sereno a giovani soli o con famiglie in difficoltà e poi aiutarli nell’istruzione e nell’inserimento al lavoro. Rimaneva, però, un “corpo” abbastanza separato, per non dire estraneo rispetto alle altre strutture e aggregazioni cittadine. Don Valerio ebbe la sensibilità di percepire questo distacco e l’intelligenza, la tenacia, per favorire in tutti i modi l’inserimento della sua numerosa “famiglia” nella vita sociale della cittadina.
E l’avvicinamento risultò tanto positivo che oltre a favorire l’accoglienza dei ragazzi nelle abitazioni, fece diventare l’Istituto riferimento privilegiato da associazioni ed enti cittadini per organizzarvi convegni, manifestazioni, riunioni, eventi culturali e di altro genere. Con una “specializzazione” del tutto particolare: incontri a tavola per pranzi e cene (e anche spuntini, “aperitivi” e simili) che grazie all’ampiezza dei locali, alla potenzialità delle cucine e alla quantità di tavoli e sedie, riuscivano a fare stare insieme i “ragazzi del Moresco”, i giovani di Bogliasco, i familiari e i parenti, il personale dell’Istituto, i conoscenti e gli amici. Decine e decine di persone in contagiosa allegria stuzzicata dall’appetito, stimolatrice di amicizie, propiziatrice di canti tra i quali uno – Aggiungi un posto a tavola, che c’è un amico in più – reso celebre da una commedia allora interpretata da Jonny Dorelli, per il significato delle sue parole incontrò tanto favore sia tra i giovani e sia tra gli ospiti da diventare una specie di “inno ufficiale” dell’Istituto, rigorosamente cantato all’inizio e alla fine di ogni incontro conviviale.
Bruno Bini