Ti aspetto in Paradiso

Mi piace scoprire con voi aspetti di vite diverse, orientate ad un bene comune che accantona la preminenza di sé. In genere l’esempio proviene dai santi che hanno il dono di farci intravvedere Dio e, in Lui, scoprire la necessità di aiutare i meno fortunati.

 

Nel nostro caso il santo è necessariamente Don Orione, sebbene nelle sue fila altri abbiano scelto lo stesso cammino. Oggi tiriamo in ballo fratel Julio Jorge Valle, Argentino (2/7/1909 – 16/2/2000). Terminati gli studi accademici dell’arte decorativa, mentre era alla ricerca di come spendere la propria vita, sentì parlare Don Orione nell’ultimo suo viaggio in America Latina, in occasione del XXXII congresso internazionale svoltosi nella sua nazione e ne rimase conquistato, tanto da chiedergli d’essere accolto. Il Fondatore, che avvertiva la necessità d’avere, in appoggio ai sacerdoti, un gruppo di laici, lo indirizzò in tal senso. In quel primo incontro (1935) lo nominò subito “segretario factotum”. Ne fu tanto felice da fare il voto di non interessarsi più d’arte: “Io volevo essere religioso e non mi interessava più l’arte” salvo poi arrendersi all’obbedienza, insegnando l’arte fin dal 1947.

Racconta: “Conobbi Don Orione nel 1935. Ero diventato il suo segretario, come mi chiamava. Badavo alla porta e al campanello. La porta era sempre chiusa e bisognava aprirla, se suonavano. Non riposavo un momento. Chiedevano di lui ad ogni ora. Quando si può parlargli?, è in casa?, è già tornato? Celebra la messa? Confessa anche qui?” Un confratello aggiungeva al ruolo di segretario (portinaio, servitore, aiutante) quasi a completare le prestazioni. “Don Orione ripartì per l’Italia il 6 agosto 1937. Venne molta gente a salutarlo, moltissima gente, tanta che non rimaneva più spazio per muoversi. Io non lo accompagnai al porto. Mi disse: Giorgio, sta tranquillo, non importa se non puoi venire al porto. Ti aspetto in paradiso”.

Quel 6 agosto Don Orione lasciò la casa e se ne andò; allora sentimmo il vuoto della persona, della santità. Io non sapevo cosa significa essere santi di quelli che lasciano una scia di pace e di serenità. Quando partì ci rendemmo conto che non avevamo approfittato della sua santità”. Per concludere, citiamo altra fonte che racconta del suo “voto” sull’arte. “Ha sempre intercalato la vita comunitaria e religiosa con l’insegnamento dell’arte ai ragazzi delle nostre scuole di Cuenca, San Fernando e Claypole, insieme al servizio e l’assistenza infermieristica, ma soprattutto con l’attenzione amorosa e costante alle persone dei vari padiglioni”.