Un apostolo della carità: Don Luigi Orione
Padre Alberto Vaccari, S. J., fin da giovane suo amico personale, pubblicò su “La Civiltà Cattolica” del 20 luglio 1940 un articolo a lui dedicato. Ne riproponiamo il brano conclusivo convinti possa giovarci ancor oggi.
Alla sua morte (12 marzo 1940) lasciava eredi del suo spirito più di un migliaio di religiosi, oltre alle suore missionarie e sacramentine e agli eremiti; lasciava i continuatori disseminati in un centinaio di città fra Europa ed America con un numero più che doppio di case e istituti: santuari, parrocchie, oratori festivi, collegi, convitti, scuole di arti e mestieri, tipografie, colonie agricole, ospedali, opere d’assistenza d’ogni genere per i più deboli, i più abbandonati degli esseri umani. Alla sua dipartita ci fu un coro di compianto e di lodi in Italia e fuori, e i quotidiani di quei giorni furono pieni del racconto dei trionfali onori tributati da intere popolazioni alle sue spoglie lungo il percorso da San Remo, dove il santo sacerdote aveva resa la sua grand’anima a Dio, a Genova e Milano, fino all’ultima dimora della sua eletta Tortona, al caro Santuario della Madonna della Guardia.
Questo plebiscito d’affetto e venerazione, questo omaggio delle menti e dei cuori tributati all’umile sacerdote di Pontecurone, fu una gradita sorpresa per quelli che erano più vicini a lui. Apparve allora quanto profondo fosse il solco inciso dal buon servo di Dio nell’animo dei contemporanei, di quanto amore venisse corrisposto chi tanto aveva amato il prossimo e per esso prodigato tutta la vita.
Infatti fra le tante cose straordinarie che incutono la nostra ammirazione nella vita di quest’uomo meraviglioso, non ultimo fu il suo impero sugli animi, la potenza di comunicare ad altri l’ardore del suo spirito, la generosità dei suoi propositi, i soavi e forti effetti del nobile cuore. Ne è vivente prova la Congregazione in cui si perpetua la sua azione. Quanta edificazione e conforto dava a noi tutti, nei dolorosi giorni degli onori funebri a Don Orione, leggere nel volto e udire nelle parole del suo successore, Don Carlo Sterpi, pur con lo strazio per la scomparsa del padre e dell’amico, la calma e la fiducia nell’avvenire! Che ne sarà della giovane Congregazione, delle tante opere suscitate da Don Orione, senza di lui? “Ma noi continueremo ugualmente e meglio di prima; la Provvidenza, che fa tutto, è sempre quella”. Tale il pensiero e la risposta di Don Sterpi. Qui è tutta l’anima di Don Orione, il suo illimitato abbandono alla provvidenza. Il suo spirito vive ancora ed agisce fra di noi; l’opera sua non morirà.