Un atto d’amore: la Croce di Cristo
Una donna eccezionale, onesta e ricercatrice della verità, capace di vedere quanto gli altri non scorgevano in un tempo in cui il male stava raggiungendo l’apice con la “soluzione finale” del problema “problema Ebrei, voluta da Hitler. “La santa della croce”, così definirei Edith Stein (Santa Teresa Benedetta della Croce), uccisa insieme alla sorella il 9 agosto nel campo di sterminio di Auschwitz. Nata a Breslavia il 12 ottobre 1891 da Sigfrido e Augusta Courant, entrambi di origine ebrea, possedevano una attività commerciale di legname prima a Lubliniec e quindi a Breslavia. Alla morte del padre (1893) la madre, donna instancabile e coriacea, forte di carattere e parecchio abile negli affari, si sobbarcò l’impegno di sfamare la numerosa prole prendendo le redini dell’azienda. Nel 1897 Edith cominciò il proprio iter scolastico concluso con il dottorato di Filosofia a Friburgo nel 1915: il risultato fu maxima cum laude.
Dall’inizio della carriera universitaria, prima a Breslavia e poi a Gottinga, i professori notarono le sue straordinarie doti intellettuali. A Gottinga, dove guadagnò la stima di alcuni fra i più famosi filosofi del periodo, da Adolf Reinach a Husserl, il quale le suggerì di fare con lui la tesi di laurea: tema, l’empatia … Allo scoppio della prima guerra mondiale Edith, tornata a Breslavia, chiese all’ospedale di “tutti i santi” d’essere assunta come infermiera volontaria e mandata ad assistere in prima linea: arrivò nel 1915 nella zona dei Carpazi, dove la guerra imperversava con violenza, occupandosi dei malati di tifo. Ritornata in patria propose a Husserl di diventare sua assistente: aveva solo venticinque quando si trasferì a Friburgo al servizio del fenomenologo. Il sodalizio terminò nel 1918 quando iniziò in proprio carriera lavorativa e filosofica.
Edith, spiritualmente combattuta nel proprio itinerario spirituale, a trent’anni concluse con la conversione al cattolicesimo. Tre “esperienze” sembrano essere state determinanti. La prima fu la visita ad Anne Reinach, la giovane vedova del collega morto in guerra. Invitata a casa dell’amica, si aspettava una donna disperata per tale grave perdita. Incontrò una donna addolorata ma serena: Anne era sostenuta dalla fede. Scriverà Edith: “Fu il mio primo incontro con la Croce, l’esperienza della forza divina che dalla Croce emana e si comunica a quelli che l’abbracciano. La seconda: duomo di Friburgo, mentre in silenzio sostava con un gruppo di amici vide una donna entrare con la borsa della spesa e inginocchiarsi per una breve preghiera. “Per me – scrisse – si trattava di una cosa assolutamente nuova: Nelle sinagoghe o nelle chiese protestanti si entrava solo per il servizio divino. Qui invece si veniva nella chiesa vuota, in mezzo alle occupazioni quotidiane, come per un intimo colloquio. È una cosa che non ho potuto dimenticare”. Infine in casa di amici, estate 1921, raccontò e scrisse d’essersi recata in una biblioteca: “Senza scegliere, presi il primo libro che mi capitò sotto mano: era un grosso volume dal titolo – Vita di Santa Teresa scritta da lei medesima – Ne cominciai la lettura e rimasi talmente presa che non l’interruppi fino alla fine. Quando lo chiusi dovetti confessare a me stessa: “Questa è la verità”.
Edith fu battezzata il 1° gennaio 1922 a Bad Bergzabern. Dal 1923 al 1931 insegnò a Spira.
Nel 1931 divenne lettrice dell’istituto di pedagogia a Munster, ma le leggi razziali la obbligarono a dimettersi due anni dopo. Nello stesso anno scrisse a Roma per chiedere al Papa, Pio XI, ed al segretario, cardinale Pacelli, già nunzio apostolico in Germania e futuro Papa Pio XII, di non tacere più e di denunciare le prime persecuzioni contro gli ebrei. Realizzando un desiderio che da tempo portava nel cuore, Edith Stein entrò nel monastero carmelitano a Colonia nel 1934 e prese il nome di Teresa Benedetta della Croce. Lì scrisse il suo libro metafisico “Essere finito ed Essere eterno” con l’obiettivo di conciliare le filosofie di Tommaso d’Aquino e di Husserl. Per proteggerla dalla minaccia nazista il suo ordine la trasferì al convento carmelitano di Echt nei Paesi Bassi. Ivi scrisse “La scienza della croce. Studio su Giovanni della Croce”. Purtroppo Edith non era al sicuro neanche lì. La conferenza dei vescovi olandesi il 20 luglio 1942 fece leggere in tutte le chiese del paese un proclama contro il razzismo nazista. Per risposta Hitler ordinò l’arresto degli ebrei convertiti (fino a quel momento risparmiati). Edith e sua sorella Rosa, pure lei convertita, vennero catturate e internate nel campo di transito di Westerbork prima di essere deportate ad Auschwitz dove furono eliminate nelle camere a gas. Nel 1998 Giovanni Paolo II la proclamò santa e l’anno successivo la dichiarò patrona d’Europa, definendola “Eminente figlia di Israele e della Chiesa”. In effetti Edith, ebrea cattolica convertita e suora Carmelitana, era fiera della doppia appartenenza: davanti ai cattolici fiera di essere ebrea, e davanti agli ebrei di essere cattolica. Viveva in tale fierezza la gioia di essere arrivata alla verità di Gesù, creduto e accettato come perfetto completamento della sua fede di donna ebrea.
Edith aveva “il dono di amare incondizionatamente il reale ed il dono santificante di amare la verità”: e questa ricerca della verità fino alla Verità che troverà il Gesù Cristo, l’accompagnerà sempre. Lei stessa diceva: “Dio è verità e chi cerca la verità cerca Dio, che lo sappia o no”. “ Gesù Cristo è il centro della mia vita. Gesù Cristo, e questo Crocifisso. Il Signore Gesù, il Signore della gloria che ci salva nella sofferenza, nel dolore, nell’obbrobrio della Croce. Non una sofferenza sopportata e bestemmiata, maledetta e respinta, ma accettata, trasformata e diventata strumento di amore riparatore e redentivo”. “La sofferenza riparatrice, accettata volontariamente, è ciò che in realtà più profondamente unisce al Signore”. La Croce rimarrà sempre il tratto distintivo non solo del suo cammino spirituale ma anche della sua riflessione filosofica e teologica. “Cristo è la potenza di Dio, la sapienza di Dio … precisamente perché Crocifisso. La fede nel Crocifisso, la fede viva accompagnata dalla dedizione amorosa, è per noi l’accesso alla vita e l’inizio della futura gloria. La croce non è fine a se stessa … è l’arma potente di Cristo” scriverà ancora nell’opera “Scientia Crucis”. Quando Edith fece la professione religiosa scrisse: “La sera del venerdì santo, ai piedi della croce. Il dolore della Madre di Dio è grande come il mare, lei vi sta immersa, ma è un dolore contenuto, ella trattiene con fermezza il cuore con la mano, perché non si spezzi. La morte vera appare in modo quasi spaventoso dalla bocca semiaperta del Salvatore. Ma la sua testa è rivolta verso la Madre, come per consolarla, e la croce è tutta luce: il legno della croce è divenuto luce di Cristo”.
Don Ivan Concolato