Un progetto nel progetto

Si potrebbe intitolare “un progetto nel progetto” per indicare un particolare progetto che si desidera presentare nell’ambito di quello più grande e ben noto di adeguamento strutturale e funzionale di una seconda struttura (sempre nell’ambito del complesso della Madonna della Salute in Quezzi) capace di ospitare non solo neonati ma lattanti ed infanti fino al quindicesimo mese di vita.

Nulla cambia nell’impostazione generale dell’Abbraccio di Don Orione che 11 anni fa, accanto alle Piccole Suore Missionarie della Carità, aveva iniziato la propria attività per accogliere neonati da O a 6 mesi posti sotto la tutela del Tribunale dei Minorenni.

Il progetto innovativo consisteva allora nell’offrire brevi momenti di accoglienza nell’attesa che si pervenisse alla decisione di reintrodurre il neonato nel proprio nucleo famigliare o di donargli una nuova famiglia adottiva.

Si parlava di “brevi periodi di non ospedalizzazione… e di vita naturale…” in una struttura che avesse tutte le caratteristiche di una casa, una casa confortevole, che potesse colmare, con la presenza di educatrici esperte e di volontari dedicati, quelle carenze non solo materiali ma anche affettive e relazionali del neonato.

L’esigenza di condurre periodi di osservazione più lunghi e di cercare non la soluzione più rapida bensì quella più idonea, hanno visto in taluni casi dilatarsi notevolmente il periodo di permanenza nella casa di accoglienza tanto da richiedere la costruzione di una struttura nuova adatta alle fasi più avanzate dello sviluppo del bambino e non solo circoscritta al periodo neonatale.

Si suole dire che solo lavorando e osservando lo sviluppo delle situazioni è possibile cercare e trovare le soluzioni più idonee. Ed ancora occorre ricordare che il Padre Generale dell’Opera Don Orione, Don Flavio Peloso, in una sua strenna natalizia aveva affermato che la Carità deve essere attenta ai mutamenti della società ed alle nuove esigenze, alle nuove povertà ed alle criticità ignorate o mistificate, talora criptiche, ma non per questo meno urgenti.

 

Da queste considerazioni è nato un lavoro importante volto a studiare, con un approccio più consapevole ed approfondito, il rapporto tra genitori e figli nella fase delicata ove vengono prese importanti decisioni.

Sinteticamente identifichiamo due situazioni delicate e critiche:

  • il momento in cui la nuova famiglia prende in carico il neonato in adozione: tale momento non può e non deve essere sbrigativo e superficiale ma richiede spazi e tempi lunghi di affiancamento per maturare e costruire non solo sensazioni ( facili e spontanee) ma stati d’animo duraturi e consapevolezze nuove.
  • Il momento in cui i genitori e la madre in particolare svolgono i cosiddetti incontri protetti che devono essere sostenuti non solo dalla professionalità degli educatori, ma anche svolgersi in ambienti idonei e protetti, sereni e fuori da sguardi o presenze.

 

Quanto sopra e le situazioni che si vengono a creare di volta in volta possono ben essere immaginate e le difficoltà che si possono creare non disponendo di una adeguata struttura (che sarebbe assolutamente innovativa e senza confronti nella ideazione e nella realizzazione) sono facili da intuire. Tuttavia, per poter comprendere a fondo il problema, si rende necessario effettuare una ulteriore e significativa considerazione.

L’attività di accoglienza dell’Abbraccio di Don Orione non si esplica solo ed esclusivamente nell’area vasta metropolitana di Genova ( il cui bacino appare già estremamente variegato da zona a zona ed a seconda delle nuove etnie residenti) ma accoglie neonati provenienti da tutta la Liguria e da Comuni che hanno differenti approcci e differenti capacità e possibilità di gestione dei neonati e delle loro famiglie.

In particolare negli ultimi 10 anni le provenienze dei 102 neonati accolti sono disperse tra la riviera di levante (ed oltre nella lunigiana ed in toscana) e la riviera di ponente sino ad Imperia.

Appare allora intuitivo che le difficoltà e le problematiche sopra esposte diventino ancor più gravi in considerazione della distanza dalla casa di accoglienza.

Le condizioni socio economiche in cui versano la gran parte dei genitori non consente certo loro di cercare o trovare soluzioni adeguate che non siano quelle di viaggi giornalieri già onerosi di per sé e che comunque limitano necessariamente i momenti ed i tempi di contatto e di condivisione.

 

Il progetto nel progetto ovvero “accogliere ed ospitare per meglio osservare”

Un giorno la coordinatrice Daniela, con le educatrici, mi aveva inviato una lettera: “…ognuno con la propria storia, ognuno con la propria opportunità, nonostante un inizio un po’ incerto! Sono queste le conseguenze di nascere in famiglie problematiche, di avere un papà e una mamma la cui capacità di pensare ai propri figli è fagocitata da problemi che vanno dalla tossicodipendenza, all’alcolismo, dalla psichiatria all’incapacità di farsi carico e rispondere ai bisogni dei piccoli perché vengono prima quelli dei grandi con le loro enormi fragilità.

Per alcuni di questi piccoli viene disposta la possibilità di incontrare i genitori, secondo modalità definite dal Tribunale dei Minorenni e dei Servizi Sociali, con l’obiettivo di raccogliere elementi di osservazione importanti, all’interno di quello che è il processo di valutazione delle capacità genitoriali.

La delicatezza di questo momento, se lo si allontana dal puro concetto valutativo, diventa un momento carico di emozioni sia per il bambino che anche per il genitore. Creare un ambiente il più rispondente possibile ad accogliere e custodire queste emozioni, è quello che le educatrici dell’Abbraccio vorrebbero si concretizzasse.

Un ambiente che risponda il più possibile ai canoni di una casa, dove i genitori si sentano accolti e messi a proprio agio, sentirsi meno giudicati e quindi liberi di esprimersi veramente nelle proprie fragilità e anche nei propri limiti (purtroppo).

Un ambiente che attraverso arredi specifici (angolo bagnetto, angolo cucina, angolo gioco/nanna) fornisca stimoli concreti che se colti dal genitore possono diventare funzionali all’interno del processo di osservazione delle capacità genitoriali.

Crediamo fermamente che l’accoglienza delle persone, anche attraverso gli ambienti, possa essere un primo passo fondamentale per scommettere su genitori fragili, chiamati a dimostrare quanto vogliano impegnarsi nel cercare di mettere a fuoco i bisogni del proprio bambino”.

 

Sulla base di queste considerazioni abbiamo presentato un progetto limitato, rispetto alla ristrutturazione globale del secondo polo di accoglienza, ma assolutamente necessario e vitale per consentire un’opera assistenziale e sociale rilevante con le caratteristiche dell’eccellenza.

Si tratta dell’adeguamento funzionale di un piccolo alloggio capace di ospitare, di far condividere presenza e stili di vita, di accogliere per osservare ed osservare per capire ed aiutare.

Come abbiamo detto all’inizio si tratta di un progetto nel progetto; una realizzazione assolutamente vitale per mantenere vivo il senso della ricerca e della sperimentazione continua delle soluzioni migliori, per garantire ai piccino non il bene, ma il meglio, con le strategie educative più innovative e funzionali.

Per non rovinare questo sogno e le giustificate attese di coloro che lavorano nella casa di accoglienza e chiedono sempre il meglio per i nostri bambini, non vorrei parlare di spesa e di finanziamenti che non abbiamo; la nostra banca è il cuore ….. altrimenti non vivremmo lo spirito di San Luigi Orione.

Ezio Fulcheri