Villaggio della Carità e fase 2: un graduale riappropriarsi di tempi e spazi
Il DPCM del 26 aprile ha significato, per buona parte della popolazione, un graduale ritorno alla socialità e all’accesso ai diversi servizi territoriali. Questo, però, non è valso per le persone che vivono nelle strutture residenziali, con un permanere di importanti restrizioni.
L’équipe del Villaggio della Carità, viste le peculiari necessità emerse, ha lavorato per realizzare modalità sicure per permettere ai Signori e alle Signore che abitano la nostra Casa di Camaldoli di aver accesso ad occasioni di socialità e di soddisfazione di bisogni.
Per rispondere a tali esigenze, in data 4 giugno è stata pubblicata la “procedura per la gestione delle uscite degli Ospiti della casa, in periodo di Covid-19”. Come da iter, le liste degli Ospiti, che presentavano maggiori criticità rispetto a necessità specifiche (come a acquisti e commissioni), bisogni di tipo più edonico o problematiche comportamentali, sono state approvate dalla Direzione, così da giugno (previa formazione specifica effettuata nei reparti per responsabilizzare gli Ospiti rispetto alle condotte da adottare) sono iniziate le prime uscite sul territorio, le quali prevedono il costante affiancamento degli educatori e il rispetto delle norme di prevenzione. Ripristinare questa attività ha comportato un’importante ricaduta sul benessere delle persone e sul senso di isolamento percepito negli ultimi mesi. Il numero delle persone coinvolte è stato così gradualmente implementato, coinvolgendo quasi tutti coloro che uscivano in epoca pre- emergenza sanitaria.
La lettera x) dell’Art. 1 del DPCM 26 aprile è volta a regolamentare l’accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (RSA), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, e precisa che lo stesso “è limitato ai soli casi indicati dalla Direzione Sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione”. Ogni struttura, quindi, dovrà stabilire un proprio codice di comportamento per i visitatori e impegnarsi a farlo rispettare.
Per ottemperare a tali disposizioni è stata redatta la “procedura per l’accesso dei parenti e visitatori all’interno delle Case del Pcdo genovese” per la gestione delle visite dei parenti (1 luglio 2020). Dal 6 luglio è stato così possibile per parenti e amici far visita ai propri cari. Gli appuntamenti erano prenotabili dal lunedì al venerdì e ogni reparto aveva una propria fascia oraria dedicata, così da permettere una migliore organizzazione interna e garantire le norme di prevenzione. Nonostante la riattivazione delle visite, sono state mantenute le videochiamate per coloro che non hanno ricevuto visite nei giorni precedenti o successivi al momento del contatto telematico, così da implementare la continuità relazionale.
Altra importante necessità emersa dai nostri Signori è stata quella relativa al bar, così dal 20 luglio è stato possibile avere nuovamente accesso a questo servizio. Ad ogni reparto è stata dedicata una fascia oraria, così da ridurre il rischio commistioni, e gli Ospiti sono sempre stati accompagnati da un operatore, per garantire il rispetto delle norme anti-Covid-19. Anche in questo caso, come per le uscite, l’apertura è stata preceduta da una serie di azioni atte a responsabilizzare chi usufruisse del servizio. Per valutare l’efficacia organizzativa è stata effettuata una supervisione rispetto all’organizzazione proposta per valutarne l’efficacia.
Viste le richieste raccolte tra gli Ospiti, da agosto, è stato riorganizzato l’accesso al laboratorio kosmos (spazio di tempo libero e di inclusione sociale): ogni reparto ha avuto accesso allo spazio in giorni e orari stabiliti così da poter tornare a giocare a biliardo e a carte in uno spazio dedicato. Gli operatori hanno l’obbligo e la responsabilità di sanificare gli oggetti utilizzati, i tavoli, le sedie e le maniglie, utilizzando i prodotti messi a disposizione per ottemperare a tale incombenza.
Il ritorno al clima familiare e di condivisione che ha sempre caratterizzato il Villaggio della Carità sarà ancora lungo, e le soluzioni ad oggi attuate non sono sicuramente sufficienti, ma vogliono essere una prima risposta a tutte le esigenze sia psicologiche che affettive e relazionali, ma potremmo dire di “vita”, che la pandemia ha reso ancora più evidenti.
L’équipe di Camaldoli